Organo Onofrio Zeffirini da Cortona, 1558

Caratteristiche e Disposizione Fonica:

Principale (12′)
Ottava (6′)
XV (3′)
XIX
XXII-XXVI-XXIX
Flauto in XV (3′)

Accessori: Cornamusa in Fa e in Do-Usignoli-Grilli

Tastiera di 53 tasti (Fa0-Do5- senza le note Fa#0-Sol#0)

Pedaliera a leggio di 20 note (Fa0-Re2-senza le note Fa#0-Sol#0) costantemente unita al manuale

Temperamento: Mesotonico ad 1/4 di comme

Corista: 456, 6 Hz a 22°

L’organo della Badia Fiorentina è uno strumento storico conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo come esempio di organaria rinascimentale italiana. La costruzione fu portata a termine nel 1558 dal celebre organaro toscano Onofrio Zeffirini da Cortona.

L’organo, restaurato nel 1978, è tornato nella sua forma originale piu’ alcune modifiche apportate dall’organaro Tronci (1782) che aggiunse i registri della Tromba e del Cornetto.

Il caratteristico timbro dei suoi registri tipicamente italiani ed il temperamento storico (Mesotonico ad ¼ di comma con corista di 456,6 Hz a 22° C) lo rendono strumento perfetto per l’esecuzione di letteratura musicale dei secoli XV-XVI-XVII.

Consta di una tastiera di 54 tasti ed una pedaliera a leggio di 20 note senza registri propri e collegata alle note gravi della tastiera. I registri sono azionati da 6 manette poste sul lato destro della tastiera. La disposizione fonica è così composta: Principale di 12’, Ottava, XV, XIX, XXII-XXVI-XXIX, Flauto in XV. E’ completo degli accessori degli usignoli, dei grilli e Cornamusa in Do/Fa.

Il prospetto si articola in 5 campate suddivise da paraste. Nelle tre campate centrali si trovano le canne maggiori legate da trabeazioni e festoni, mentre le canne minori si trovano nelle campate laterali sormontate da dagli organetti morti, gruppi di canne inserite per il solo scopo estetico.

Imponente ed allo stesso tempo discreto, si trova sulla cantoria del braccio destro del transetto sopra la Cappella S. Mauro. Felice Gamberai, intorno al 1628-1631, dipinse ed intagliò le strutture lignee dorate che ospitano la figura di San Michele a sinistra e il volto di Santa Cecilia, dipinti di Francesco Furini nel 1635. Mentre a destra dell’organo si trovano un San Giovanni Battista e un volto di David dipinti sempre nel 1635 da Baccio del Bianco. Sono presenti due stemmi, uno della Badia Fiorentina ed una della famiglia Covoni, proprietaria della cappella sottostante e probabile committente dello strumento. E’ ancora presente l’argano che anticamente srotolava una tela centrale, dipinta da Pier Datini e raffigurante Santa Cecilia.

Utilizzato sia come strumento concertistico che come strumento liturgico, dal 1998 accompagna la liturgia monastica delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme con meditazioni musicali.

Essi, nel deserto delle città contemporanee, desiderano creare un’oasi in cui sia possibile un incontro con Dio. La liturgia quotidiana offre proprio questo spazio anche attraverso la via della bellezza. Insieme alla bellezza dell’architettura, della disposizione dello spazio liturgico, delle icone e del canto polifonico trova giusta collocazione la musica strumentale. La musica nella liturgia ha l’importante funzione di far passare dalla prospettiva dell’azione a quella della ricezione e dell’ascolto. È dunque una musica che nasce dal silenzio e al silenzio cede il posto, per permettere di interiorizzare la Parola di Dio che viene proclamata nella celebrazione. Nelle liturgie monastiche delle Fraternità di Gerusalemme l’organo interviene per la maggior parte come strumento solista proprio per creare un ponte sonoro tra momenti diversi della celebrazione, preparando, senza brusche cesure, alcune transizioni di cui la liturgia ha bisogno per garantire la dovuta unità.

Da qui possiamo comprendere l’importanza del ruolo dell’organo e della competenza dell’organista; egli deve sapersi inserire nella liturgia come parte integrante di essa: ora favorendo il silenzio, ora preparando l’assemblea ad una risposta comunitaria, ora invitando alla contemplazione, ora accompagnando il giubilo e l’esultanza del popolo di Dio. Nella selezione della letteratura, come nell’improvvisazione, l’organista deve conoscere e penetrare intimamente lo spirito della liturgia per favorire la partecipazione attiva dell’assemblea.